Fonte: "Ecocidio", J. Rifkin; Ed. Mondadori, 2001
Nel decennio del 1870 vi fu negli Stati Uniti una migrazione di migliaia di persone verso il leggendario "Far West". Fu la promessa delle Grandi Pianure ad attirare tanta gente: terre libere da adibire a pascolo per la sempre crescente domanda di carne degli americani e degli inglesi colonizzatori. Così scriveva il generale James S. Brisbin in "The Beef Bonanza; or How to Get Rich on the Plains" (La Cuccagna del Manzo; o Come Diventare Ricchi sulle Pianure):
"I nostri allevatori dell'Est stanno abbandonando l'attività: non possono competere con il manzo delle pianure, dal momento che il pascolo costa loro dai 50 ai 75 - ma anche fino a 100 - dollari per meno di mezzo ettaro, e che devono tagliare e ricoverare il fieno per l'inverno. I pascoli del West, invece, praticamente non hanno un prezzo di mercato, e le bestie possono pascolare all'aperto anche in inverno perché le erbe delle pianure si seccano e riescono a nutrire il bestiame e a mantenerlo grasso anche in gennaio, febbraio e marzo."
Gli inglesi erano i più interessati a questi nuovi pascoli, perché avevano già completamente sfruttato tutte le terre della Scozia e dell'Irlanda, e questo ancora non bastava a placare la loro bramosia di carne grassa.
Per consentire a un numero sempre maggiore di animali di arrivare nei macelli dell'Est, vennero costruiti centinaia di chilometri di ferrovia, con finanziamenti britannici. A questo si aggiunse l'invenzione del trasporto refrigerato via nave, inventato nel 1875 dall'inventore di New York John I. Bates. Negli anni seguenti, quasi tutte le navi a vapore che facevano rotta da New York e Philadelphia ai porti inglesi trasportavano carne fresca.
Già dal 1880, i banchieri inglesi e scozzesi si tuffarono in quello che sembrava l'affare del secolo: lo sfruttamento delle nuove praterie per l'allevamento di bovini. Gli allevatori, finanziati da capitali britannici, si riunirono in potenti associazioni e si appropriarono dei nuovi territori. Come citato in "When Grass was King", di Frink et. al. (Boulder, University of Colorado Press, pag. 227):
"Con l'aiuto di capitali inglesi e dell'Est, [gli allevatori] si sono improvvisamente alleati in confederazioni pericolose tanto per l'impresa privata quanto per la libertà pubblica. Il governo degli stati e dei territori in cui prevale l'allevamento è praticamente nelle loro mani: hanno il possesso esclusivo di migliaia di chilometri quadrati di terre demaniali e vi hanno escluso i piccoli proprietari; controllano il parlamento locale e un giudice che interpreti la legge in modo a loro poco gradito ha una carriera molto precaria."
L'opinione pubblica americana diventò sempre più xenofoba verso i ricchi inglesi, che possedevano ormai milioni di ettari di terra americana, tanto che nel 1884 fu presentato un disegno di legge volto a limitare le "proprietà straniere" negli Stati Uniti, che non ebbe però molti effetti pratici.
A quel punto, una nuova invenzione fece la sua comparsa sulle Pianure: il filo spinato. I grandi allevatori iniziarono a recintare illegalmente centinaia di migliaia di ettari di terreno. Una parte degli allevatori non vedeva invece di buon occhio il filo spinato, considerandolo una limitazione alla propria libertà e un ostacolo alla circolazione del bestiame.
La guerra era ancora più aspra fra agricoltori e allevatori: i primi sostenevano l'applicazione della "common law" britannica, secondo cui agli allevatori toccava la responsabilità di mantenere le proprie mandrie all'interno di recinti, mentre i secondi sostenevano la legge americana allora in vigore, secondo cui le mandrie avevano libero accesso ai fondi agricoli, ed era responsabilità dell'agricoltore recintarli. Questi contrasti diedero luogo a veri e propri scontri armati, con incendi di pascoli e distruzioni delle recinzioni.
Le amministrazioni locali e statali cercavano di impedire l'appropriazione indebita di terre demaniali da parte degli allevatori, con scarso successo, a causa dell'influenza politica e dei killer di professione assoldati da questi ultimi. Nell'agosto del 1885, il presidente Cleveland dichiarò che se non fossero state rimosse le recinzioni abusive avrebbe inviato l'esercito a distruggerle.
A questo punto i proprietari inglesi si arresero alla legge, ma solo in apparenza, perché con scaltri raggiri approfittarono delle varie leggi approvate dal governo per la distribuzione delle terre pubbliche. La legge più sfruttata fu il Desert Land Act del 1887, che concedeva la proprietà della terra a chi si assumesse l'incarico di irrigarla. I novelli proprietari si limitavano infatti a tracciare un solco d'aratro lungo svariati chilometri e a chiamarlo "canale di irrigazione". Per altre leggi furono applicati altri raggiri dello stesso tenore. Secondo lo storico Benjamin Hibbard:
"Tutto considerato, si è trattato del più evidente, esteso e vergognoso caso di appropriazione indebita di terre che si sia mai verificato in America. Aziende con sede in città dell'Est e perfino in Inghilterra recintarono tutte le terre che volevano, e qualcuna ebbe anche la sfrontatezza di affermare, davanti a un tribunale, che ogni uomo deve aver diritto a tutta la terra che può recintare."
Nei decenni successivi, il governo fece di tutto per agevolare gli allevatori a scapito degli agricoltori, sia di proposito, sia con leggi che lasciavano ampio margine alla frode. Oggi, per il diritto al pascolo su terre demaniali, il concessionario paga 1,81 dollari al mese a capo, mentre il costo su terreni privati si aggira tra i 6,40 e i 9,50 dollari al mese. I concessionari non sono nemmeno responsabili del buon mantenimento delle terre che utilizzano: il Bureau Land Management e lo United States Forest Service finanziano interventi di miglioria delle terre demaniali, che vanno a esclusivo vantaggio degli allevatori, ma che sono da essi pagati solo in piccola parte, in quanto i costi superano l'intero ammontare delle imposte versate dagli allevatori. Le "migliorie" consistono nella realizzazione di stagni, semina di erbe esotiche, costruzione di recinzioni, irrorazione di erbicidi, affissione di segnali e realizzazione di altre infrastrutture. In sostanza Il BLM e il Forest Service regalano ogni anno agli allevatori diversi milioni di dollari.
Come afferma Jeremy Rifkin in Ecocidio, nel West "le vacche divorano la gente". Oltre che l'ambiente. Già in Inghilterra l'eccessivo sfruttamento dei pascoli per l'allevamento di pecore rese sterile il suolo. Allo stesso modo, i bovini nelle Grandi Pianure hanno devastato le praterie, distruggendo l'ecosistema originario.
I bovini hanno colonizzato il 40% della superficie degli Stati Uniti, a esclusivo vantaggio di allevatori, banchieri e nobili inglesi, che godono di accesso praticamente gratuito a milioni di ettari di pascolo, la cui manutenzione è finanziata dalle tasse dei cittadini americani.
Assieme ai grossi capitali, gli inglesi portarono in America il gusto per la "carne grassa": gli inglesi preferivano la carne rossa abbondantemente venata di grasso, e per ottenere questo risultato iniziarono a nutrire i bovini con mais, anziché, come la natura prevede, con erba e fieno. Dapprima si utilizzò solo il poco mais prodotto in eccesso da alcuni stati americani. Nelle praterie dell'Iowa si allevavano i bovini a pascolo, i quali partivano poi per l'Illinois, dove venivano ingrassati a mais, e inviati infine ai macelli di St. Louis o Chicago.
Così l'erba gratis si unì alle eccedenze di mais per fornire agli inglesi la carne grassa che prediligevano. Nel 1876 il Commissioner on Agriculture affermò:
"Le vaste aree a pascolo degli stati e dei territori della frontiera potranno essere impiegate per l'allevamento e il sostentamento dei bovini fino ai due anni di età; a questo punto, verranno inviati in altre regioni, per essere nutriti per un anno a mais e ingrassati fino alle dimensioni gradite alla domanda estera."
Già negli anni ottanta dell'Ottocento, il 90% delle carni consumate in Inghilterra proveniva dall'America.
In sostanza, la domanda di carne grassa da parte degli inglesi, la volontà degli allevatori del West di guadagnare il più possibile, la necessità dei coltivatori di mais del Midwest di vendere le proprie eccedenze, e l'interesse degli investitori britannici nel lucrare su questa nuova attività, diedero vita a quello che viene definito il nuovo "complesso bovino euroamericano", una rete di rapporti commerciali e sfruttamento della terra che ha al suo centro i bovini.
Nel 1900, i terreni adibiti a pascolo erano già sottoposti a una pressione insostenibile, tanto che fu necessario ridurre a un solo anno, anziché 5 o 6, il periodo trascorso a pascolo dai bovini. Il periodo successivo era quello di allevamento intensivo, durante il quale i bovini venivano allevati a mais, e infine macellati. Questa nuova prassi andò consolidandosi negli anni successivi, e alla fine il mercato dei cereali divenne così dipendente dall'allevamento bovino che, senza il mercato per l'alimentazione animale, i prezzi sarebbero crollati vertiginosamente.
Lo stesso governo federale "ufficializzò" la preferenza per la carne grassa, definendo una categorizzazione delle carni in base alla loro percentuale di grasso. Quanto più erano grasse, tanto più venivano considerate pregiate. In questo modo, fu responsabile della continuazione e rafforzamento della prassi di nutrire i bovini a cereali.
Dopo la prima guerra mondiale, la produzione cerealicola degli Stati Uniti aumentò considerevolmente grazie all'introduzione di nuove tecniche agricole: l'introduzione di particolari monocolture cerealicole, il massiccio uso di fertilizzanti chimici e di pesticidi, la meccanizzazione dei processi produttivi e agricoli fece aumentare la resa per ettaro del 240%.
Occorre notare, però, che la fisiologia del bovino non lo rende adatto al consumo di grandi quantità di cereali a elevato contenuto calorico. Questa dieta causa diverse malattie al sistema digestivo, come ad esempio ascessi al fegato.
Oggi, negli USA gli animali consumano il doppio dei cereali dell'intera popolazione statunitense. A livello mondiale, vengono impiegati 600 milioni di tonnellate di cereali per l'alimentazione degli animali, per la maggior parte quella dei bovini. Se la produzione agricola di cereali fosse destinata al diretto consumo umano, si potrebbero in teoria nutrire più di un miliardo di persone. Occorre chiedersi per quanto tempo debba ancora continuare questa disparità nella disponibilità delle risorse, e come debbano essere utilizzati i milioni di ettari di terra coltivabili: se per ingrassare animali delle cui carni si ingozzano i ricchi (e ne muoiono per le cosiddette "malattie del benessere"), o se per nutrire popolazioni affamate.