I costi reali della produzione e del consumo di cibo animale (carne, pesce, latte, uova) sono molto più alti dei prezzi di vendita dei prodotti; questi costi infatti non vengono mai conteggiati. Andrebbe invece fatto un calcolo monetario del costo dell'impatto sull'ambiente e sulla salute che essi hanno, e questo costo dovrebbe essere "internalizzato", vale a dire, chi sceglie di produrre e di consumare cibi animali dovrebbe pagarne l'intero costo reale. Infatti, visti i gravi effetti collaterali degli attuali consumi di cibi animali, la cosa più sensata da fare, per l'Unione Europea e i singoli Stati membri sarebbe disincentivarne il consumo.
Al contrario, non solo questi costi non vengono conteggiati, ma l'UE sostiene l'industria zootecnica con miliardi di euro ogni anno, attraverso varie forme di supporto. Una gran parte dei sussidi va a sostenere la coltivazione di mangimi per animali, ma una buona parte va anche a sostenere direttamente i prodotti animali.
Ci sono due tipi di sussidi che vengono assegnati. I "sussidi diretti" agli allevatori vengono pagati a chi possiede un certo tipo di animale o che produce un certo prodotto animale. E poi vi sono i sussidi chiamati "interventi" che consistono appunto in un intervento dell'UE volto ad assicurare che ci sia sufficiente domanda di un determinato prodotto animale. I tipi di intervento possono consistere in:
- dare aiuti finanziari per l'esportazione di un dato prodotto fuori dall'UE;
- comprare e stoccare il surplus di un dato prodotto a un prezzo garantito, in modo che al produttore sia garantito un guadagno certo;
- sostegno al marketing di vari prodotti animali, in modo che aumentino le vendite di quel prodotto (per esempio tramite campagne pubblicitarie, ma non solo).
Oltre a tutto questo, quando accadono epidemie o altri gravi problemi di ordine sanitario (BSE, influenza aviaria, febbre suina, ecc.), gli allevatori vengono profumatamente risarciti, quando invece i problemi nascono proprio a causa dei metodi stessi di allevamento. Possiamo infatti definire questi problemi sanitari come "patologie da maltrattamento" in quanto sono tutte dovute ai metodi usati negli allevamenti industriali, che hanno come scopo solo il profitto ed ignorano il benessere degli animali. Paradossalmente, i colpevoli di questo stato di cose vengono premiati anziché essere puniti.
Nel 1999 il 23% della spesa annua dell'Unione Europea è stata destinata a sovvenzioni al settore zootecnico (carne e latte), a cui va aggiunta una buona parte del 44,2% del sostegno alle coltivazioni, destinate soprattutto al consumo animale (cereali, semi oleosi, proteaginose).
Dati pù recenti ci dicono che il totale degli interventi dell'UE e dei sussidi diretti all'industria zootecnica nel 2007 è di circa tre miliardi e mezzo di euro (dal dossier "The livestock industry and climate - EU makes bad worse", compilato dall'allora europarlamentare svedese Jens Holm).
In pratica, il guadagno di allevatori e agricoltori deriva solo dalle sovvenzioni, cioè dalle tasse dei cittadini: infatti nell'industria il guadagno è mediamente del 30% sul Prodotto Lordo Vendibile, e le sovvenzioni ad allevatori e agricoltori superano questa cifra. Questa situazione non è accettabile, un'industria non può esistere solo grazie alle sovvenzioni pubbliche.
Oltretutto, le sovvenzioni sono distribuite "a pioggia", non in modo ragionato, e questo porta ancora una volta i grandi produttori, e non i piccoli, ad avvantaggiarsi.